Steve Marsh è un agricoltore australiano che è sceso in campo con coraggio per dire stop allacolza trangenica e alle contaminazioni. La sua battaglia contro gli OGM Monsanto inizia ufficialmente oggi, lunedì 10 febbraio 2014, con l'avvio di un processo presso la Corte Suprema dell'Australia occidentale. Per via del processo Steve Marsh potrebbe perdere tutto il proprio denaro.
Per questo motivo Safe Food Foundation ha dato il via ad una raccolta fondi. Marsh sta lottando per difendere il diritto di tutti i cittadini ad avere a disposizione alimenti senza Ogm. Il problema principale riguarda le contaminazioni dovute alla presenza di coltivazioni Ogm nelle vicinanze delle aree in cui si trovano campi gestiti secondo l'agricoltura biologica.
Steve lavora come agricoltore in una azienda agricola biologica della località di Kojonup, nell'Australia occidentale. Nel 2010 il Governo ha concesso per la prima volta la propria autorizzazione per la coltivazione di colza Ogm a fini commerciali. Molti agricoltori, compresi i vicini di Marsh, hanno iniziato a coltivarla.
L'uomo si è trovato in breve tempo ad affrontare un grave problema di contaminazione delle proprie coltivazioni e una costante diffusione delle piante di colza Ogm su gran parte dei terreni della propria azienda agricola biologica. Le conseguenze per Marsh si sono rivelate molto gravi. Il 70% dei suoi terreni è risultato contaminato dagli Ogm e la sua azienda agricola ha perso la certificazione biologica.
Monsanto è libera da ogni responsabilità per quanto riguarda le contaminazioni Ogm. Ma invece di accettare l'accaduto, Steve Marsh ha deciso di condurre in tribunale il proprio vicino, per poter ricevere un risarcimento delle perdite e dei danni subiti. Si tratta dell'unica via possibile per avere giustizia. L'agricoltore Ogm è però supportato da una lobby che agisce in difesa di Monsanto e degli organismi geneticamente modificati.
Si tratta del primo caso al mondo in cui un agricoltore biologico decide di richiedere un risarcimento ad un agricoltore Ogm per i danni subiti, poiché i propri diritti sono stati violati dalle coltivazioni biotech. La sua battaglia nasce prima di tutto in difesa dei diritti dei propri connazionali al consumo di alimenti non contaminati.
Il sistema delle etichettature alimentari in Australia sarebbe così poco attendibile da costringere i consumatori ad acquistare prodotti bio per evitare gli Ogm. Marsh non avrebbe mai voluto trascinare in tribunale il proprio vicino. Ma non potendo rivolgere le proprie accuse direttamente contro Monsanto, ha deciso di avvalersi di questa unica via d'uscita. I costi per il processo sono molto elevati e per questo Safe Food Foundation ha dato il via ad una raccolta fondi. Se la fazione Ogm dovesse avere la meglio, cittadini e agricoltori biologici in Australia potrebbero perdere ognidiritto ad avere a disposizione cibo sicuro e non contaminato.
Marta Albè
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